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31 Ottobre 2007
In questo luogo della sera

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In questo luogo della sera

Stupore, infinito e a volte un pò spiazzante stupore. E’ quello che speri sempre possa venire a condire le tue giornate, è quello che accade in maniera inversamente proporzionale alla tua volontà di provare tale sensazione. Già perchè come per molte cose, la banalità della loro semplicità è la chiave con cui esse si verificano arrivando in qualche maniera a lasciare una traccia, già perchè per quanto uno cerchi quotidianamente di allenarsi a ricercare il bello in ogni piccola cosa, ti ritrovi a fare i conti con il tuo ego sognatore, esigente e decisamente poco incline ad accontentarsi.
La predisposizione al ragionamento per sommi capi di enorme importanza, ti distoglie proprio dai dettagli che compongono la tua giornata, ti ritrovi così a cercare sempre un qualcosa di assolutizzabile in termini epici, dimenticandoti del resto, cazzarola, dimenticandoti anche solo di respirare, prendere il tuo tempo.

Quest’accozzaglia di pensieri apparentemente incoerenti è solo il frutto-conseguenza di tutta una serie di cose che sono capitate ultimamente, un fluire di eventi che ha lasciato il vostro affezionatissimo prima deluso, poi fortemente disilluso, poi rincuorato e poi ancora, alla fine, con un sorriso.

E’ particolarmente incredibile come certe cose, nella mia vita, sembrino capitare esattamente in determinati momenti, quelli in cui stai veramente per gettare tutto quanto alle ortiche perchè ti trovi ancora una volta ad esser stufo di come vieni preso dalle persone e dagli eventi.
C’è qualcosa, in quei momenti di “buio” che so di per certo arriva a rendermi innaturalmente invulnerabile ed indifferente verso le cose che mi circondano, qualcosa che mi fa andare avanti quasi per inerzia senza avere troppi pensieri positivi per la testa, arrivando a seccare le papille gustative con cui cerchi di tastare le giornate… indubbiamente il non poter sentire l’odore di merda potrebbe anche essere un vantaggio, ma così facendo rischi di perderti anche quello dei fiori. La cosa peggiore di questi stati è che pur rendendoti conto di come sei messo non puoi davvero far nulla per cambiare le cose, pensi che non valga la pena fare millemila cose, pensi ad una sorta di immobilismo emotivo come unica risposta per far fronte alle giornate, non riesci neanche più ad apprezzare una canzone come vorresti.
Credo sia in periodi come questi quelli in cui una persona (io almeno) rischia di fare le peggio cazzate di cui potrebbe poi pentirsi… ma a me è sempre capitato qualcosa che arrivasse poi a mischiare le carte in tavola, come una sorta di scrollata di spalle a ricordarmi chi ero… chi sono.
Il merito alle ultime situazioni generalizzate, sinceramente non credevo davvero sarebbe arrivato qualcosa del genere, che non solo mi facesse da promemoria… ma arrivasse a dare un valore aggiunto alla mia realtà.
Come una sorta di fiume strozzato tutto è fluito inaspettatamente calmo, semplice e diretto, attraverso placide parole che hanno riempito una sera autunnale che poteva essere come tante ma non lo è stata.
Prendo a prestito un verso di “Nevicadere” dei COD… “In questo luogo della sera… c’è un accurato rovinare… un circondarsi di parole… un nuovo modo di cambiare”.
Questo è stato… un ottenere una risposta inaspettata, come un pugno nello stomaco, che mi ha lasciato lì con un sorriso dipinto sul volto, un sorriso portato non da cose plateali ed assolute, come dicevo prima, ma composto da tanti piccolissimi fattori, tanti microscopici elementi ai quali io nel mio stato atarassico avevo scelto di dare l’etichetta di “impossibili”.
So di volere alcune cose, so di avere dinuovo la capacità di sentire e percepire gli odori ed i suoni come sempre, so di avere nuovamente aperto una vulnerabilità che non mi spaventa e che mi fa sentire realmente me stesso.
Voglio un divano ed un film
Voglio rimanere in silenzio sorridendo
Voglio sorridere parlando
Voglio fare fotografie
Voglio prendermi cura
Voglio esser preso in cura
Voglio una stufa e un abbraccio
Voglio tutte quelle piccole cose che sono grandi.

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