Oggi mi sono messo d’impegno per tornare a guardare un film. Era da quasi un mese che, forse per blocco mio, non lo facevo… è stato parecchio naturale e l’ho fatto con un film che mi è stato consigliato.
Tengo parecchio ai consigli che mi danno le persone a riguardo di film, sopratutto se queste persone sono fatte di una certa pasta, perchè consigliare un film, per me, se fatto con una certa ottica (come in questo caso, vista la persona), è ben più che dare delle immagini in pasto a qualcuno… è voler condividere qualcosa che ti ha veramente colpito, fatto pensare, sorridere… è un comunicare qualcosa di sè stessi agli altri.
Oggi ho visto “L’Ultimo Bacio” di Muccino… partendo un pò prevenuto da molteplici fattori… innanzitutto dal fatto che fossero presenti sia Stefano Accorsi che Martina Stella… due personaggi oltremodo sopravvalutati, il primo come capacità recitative e la seconda con le pretese iniziali di porsi come una delle nuove vamp del grande schermo italiano. A differenza del fratellino “attore” il Muccino regista mi ha convinto, lo aveva già parzialmente fatto con altre pellicole e con questa mi ha comunque dimostrato di avere una bella testa, nonostante il ripercorrere ed il ribattere determinati luoghi comuni tipicamente “stereotipati” che un pò lasciano perplessi. E’ l’intreccio delle varie storie dei personaggi del film a risultare interessante sia sotto un livello sociologico, se vogliamo, che psicologico… e forse è stato proprio quest’ultimo aspetto a darmi la classica botta nello stomaco.
Non mi sono ritrovato negli stereotipi degli amici inseparabili, quelli con lo stesso tatuaggio sull’avambraccio (piccolo particolare che si può notare nel film), quelli che pensano alla vita come ad una lunga schiavitù e in un eccesso di rinnovato ed irrisolto dramma adolescenziale cercano sempre una nuova meta, un nuovo stimolo, dimenticandosi di guardare ciò che hanno attorno, ciò che hanno vicino. Si nota parecchio questa dicotomia, fra i genitori di Giulia (una bravissima Giovanna Mezzogiorno) e i ragazzi che ruotano attorno al suo compagno (l’Accorsi monoespressione di turno). Ho sentito questo impulso a sentirsi parte di un branco, stappare bottiglie in maniera molto melodrammatica e scenica (pacchianata) con urli di gruppo liberatori e sciorinate su quella che per loro era la “vera vita”. Personaggi così distanti da me che però mi han fatto riflettere, sopratutto nell’innocente ingenuità di Giulia, che viene tradita e riparte.. finendo poi per diventare ciò che aveva inizialmente condannato.
Mi vengono pensieri sconnessi, un pò per il mal di testa, un pò perchè sto cercando di metabolizzare il messaggio generale del film, sto anche cercando di capire cosa volesse dirmi la persona che me l’ha consigliato. Vengono presentate così tante vite apparentemente semplici in cui tutto viene complicato dalle azioni dei protagonisti, azioni motivate dal non saper vedere il reale valore delle cose, spinti sempre all’estremo alla ricerca del nuovo, ma il nuovo quando diventa un’ossessione, che valore arriva ad assumere? Che materia è IL NUOVO, quando ogni cosa che ti passa fra le mani rischia di non riuscire neanche a farti sentire il suo sapore, per questa sorta di ossessivocompulsiva fissazione?
Il loro problema, così come il problema di molti ragazzi, non è tanto la capacità dell’accontentarsi… no… è l’incapacità del vedere la bellezza delle cose che si hanno attorno, la ricerca spasmodica di assoluti che siano in grado di dare botte di vita forti… il dimenticarsi che la felicità passa attraverso i piccoli gesti.
Non attraverso tradimenti operati per ridar vita ad un rapporto
Non attraverso menzogne verso se stessi e verso gli altri
Non scappando dalle proprie responsabilità
Che mal di testa…