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10 Novembre 2007
Torino-Asti

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Torino-Asti

Gasolio, odore di gasolio
“Cazzo Marc la macchina puzza di Gasolio”… stiamo partendo verso Asti, già sembra di aprire gli occhi dopo essere stato in apnea tutto il giorno, sono i commenti preoccupati di Fab e Andre mentre carichiamo la macchina. Freddo tagliente freddo pungente, mi rendo conto che voglio dare un senso alla serata e alla giornata e a molte cose, mi rendo conto che ho una maledettissima voglia di suonare.
Torino-Asti kilometri macinati nell’ansia di arrivare, nell’ansia di non essere in ritardo, l’ansia di salire sul palco, ancora una volta, con la solita sensazione amplificata del fare qualcosa che sai che “è giusta” a prescindere, ritrovarsi con Fab e Andre a creare una magia che credevo persa fino a pochi mesi fa, ricordarsi che i Nope sono tornati finalmente ad essere un qualcosa di vivo e pulsante, qualcosa che non vive più solo perchè Marco Rossetti ne conserva una memoria storico-affettiva ma perchè ci sono altre persone che danno il la testa, la propria arte ed il proprio cuore ad un qualcosa che appartiene a tutti.
Ierisera ho capito l’importanza del gruppo, l’importanza dell’essere in tre ed andare nella stessa direzione, la responsabilità di sentirmi un pò il “fratello maggiore” della combriccola, una cosa che non è un peso ma un qualcosa di forse inscritto nel mio modo di vedere i Nope, una dimensione familiare forse.
Torino-Asti e la convinzione interiore del voler rompere il mio stato di apatia diffusa, anche solo per qualche istante… perchè quando suono mi sento vivo e stranamente per la prima volta avevo anche voglia di cantare, di tirar fuori la voce incurante delle stecche rischiate e incassate in alcuni casi.
Torino-Asti e trovare qualcosa che ti tocca quando le decine di persone che affollavano il Bar della Torre battono le mani a tempo delle canzoni che suoni, ascoltano, si lasciano coinvolgere dalla magia che cerchiamo di creare. Persone che non ci conoscevano minimamente, tre ragazzi del torinese arrivati per tappare un buco all’ultimo minuto. Siamo stati accolti con un calore ed un coinvolgimento che per alcuni tratti mi ha riportato la mente ai pub di Galway… non a caso ho scelto di indossare quella maglietta… una sorta di tributo… ideale, ad un posto che mi ha lasciato molto.
E’ stato bello rivedere Elena e rituffarci nelle nostre logorriche discussioni su tanto e tutto nel post concerto, mi ha fatto molto piacere che sia riuscita ad ascoltare i Nope anche se in una versione decisamente diversa dal solito… ho provato a scacciare i pensieri e la delusione e il senso di opprimente inadeguatezza, per una sera ci sono riuscito, rapito dalla semplicità di discorsi fatti con una persona dal volto conosciuto e dai commenti e dai sorrisi di quelli di volti mai visti, che con disinteressata sincerità mi facevano capire di aver realmente compreso l’essenza del nostro stare su quel piccolo palco.
Torino-Asti è stata la trasferta che ci voleva per trovare un briciolo, un granello di fiducia in qualcosa… una sorta di appiglio personale sul quale poter dire “cazzo Marco si può fare qualcosa, tienti stretto questi piccoli diamanti”…. è stato anche l’assaporare a tratti quello strisciante senso di solitudine interiore evidenziato ed esaltato dagli ultimi eventi, è stato rendermi conto che nonostante tutto se sono quel che sono non posso farci niente e che a scapito di tutta questa “specialità” che diffusamente mi vogliono attribuire io non mi sento niente di ciò cucito addosso.
Mi sento normale e incompreso forse.
Torino-Asti… una marea di pensieri, come al solito, ma un sorriso smorzato fra di essi… e per me è già tanto, un piccolo, grande, tesoro.

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