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15 Novembre 2007
Tragitto da casa a “scuola”

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Tragitto da casa a “scuola”

“Descrivete il vostro tragitto da casa a scuola”, anni addietro fu questa la consegna che la mia maestra elementare, Arcangela, piazzò sotto il naso mio e dei miei compagni di classe.
Ricordo la mia mano alzarzi timida, come poi sempre capiterà anche nel futuro, “Maestra, ma io abito a duecento metri da scuola… cosa posso dire?”
“Pensaci, che di cose da dire ne trovi, pensa ai dettagli..”.

Mi è venuto in mente questo pensiero, stamattina, mi è venuto in mente pensando a come abbia preso contorni diversi il mio “tragitto-da-casa-a-scuola”. I Foo Fighters mi suonavano un The Pretender nelle orecchie mentre non ho potuto far a meno di rimanere ancora una volta sorpreso dal piccolo spettacolo che ogni giorno mi capita di avere davanti agli occhi. Dopo la mia prima dose di traffico fra Volpiano e Leinì c’è una svolta netta per prendere la superstrada 460, una curva in salita che ogni mattina rivela la Basilica di Superga avvolta da luci e nuvole sempre particolari… suggestive. Non so se sia stato proprio questo quadro propostosi ogni giorno la “causa di”, o se la mia diversa percezione delle cose abbia fatto maturare in me tutto questo, però mi sento diverso, uguale e diverso, una sorta di unione strana da scrivere, da delineare.
Sono la persona di sempre che però in determinati frangenti si trova spiazzato dal suo modo di reagire innanzi agli eventi che gli occorrono davanti e per diversi giorni ho pensato che questo processo mi avrebbe portato a determinarmi come un essere sostanzialmente privo di sensibilità, governato da bagliori di emozioni.
Mi è sembrato e mi sembra strano aver superato diversi stati malinconico-frustrati con una scrollata di spalle, come quel giorno in cui presi il mio pacchetto di Pall Mall Blu, lo gettai nel cestino dell’immondizia e decretai “da oggi non fumo più”. La domanda che mi sorge spontanea è “cosa stai diventando?”, eppure è un qualcosa al quale non sento neanche di voler (oltre che poter) dare una risposta. Credo la vita sia fatta per essere vissuta e credo che solo questo sia il termine ultimo in grado di darti le risposte che cerchi.
Qualcuno mi ha detto che con le mie fotografie io sembro cercar qualcosa, in ogni foto. Sono rimasto spiazzato da questa semplice eppure sconcertante verità, perchè ho realizzato in quel momento che non è solo il modo con cui scatto immagini della realtà, ma è anche il mio modo di vederla in ogni suo istante. Sono stanco, stufo e sinceramente un pò frustrato da chi millanta a parole di vedere della speciale unicità in me, perchè alla fine queste cose dette lasciano l’impalpabile sensazione di vuota inconsistenza se non supportate da fatti reali. L’incontrare troppe persone che pensano tu sia speciale ma non ti vivono come se lo fossi è il palese controsenso delle loro affermazioni ed è l’altrettanto palese dimostrazione che io sono semplicemente Marco, nei miei pregi e nei miei difetti. La spiazzante verità della spontaneità è un qualcosa che da sempre mi ha colpito, le rare volte in cui l’ho incontrata, e che da sempre so esser la lama a doppio taglio della mia personalità.
Il mio lunatico incedere ieri mi ha fatto pensare, per alcuni istanti, alla sensazione di essere Me VS Il mondo, con quest’ultimo schiacciante vincitore davanti ai miei patetici tentativi di dimostrargli che si sbaglia.
Ho realizzato oggi, nel mio “tragitto-da-casa-a-scuola” che non si tratta di combattere contro qualcuno o qualcosa fuori, si tratta di realizzare che si è ciò che si è, nella consapevolezza che se si viene lasciati lì, come tante volte, è perchè qualcuno o qualcosa hanno deciso di perderti, perchè la vita è fatta di atti volontari e non in pseudo-paraculanti-giustificazioni come quella del “destino”.

Chissà cosa penserebbe la mia maestra del mio nuovo “tragitto-da-casa-a-scuola”, cosa penserebbe mentre racconto della mutazione ad ogni semaforo di corso Lecce, in cui il mio padiglione perde ad ogni stop un orecchino, cosa penserebbe del mio cantare a squarciagola in macchina o del mio incantarmi ad osservare i volti degli altri automobilisti nel traffico, cosa penserebbe di tutte queste pseudo riflessioni?

“Visto? Di cose da dire se ne trovano, sempre”.

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