“Un mondo perfetto” è un vecchio racconto che, come altri, ho scritto alcuni anni fa in un periodo particolarmente fertile nelle mie immaginazioni… non che ora e negli ultimi tempi tutto questo si sia affievolito… ma ho sempre sentito una timorosa riverenza nel tornare a scrivere qualcosa. Potremmo chiamarla blocco, oppure più semplicemente paura… di non so cosa… in ogni caso mi faceva piacere proporre qui il mio vecchio materiale, forse anche solo per ricordarmi che varrebbe la pena dare vita a nuovi personaggi… dove l’eco di fondo mi sussurra sempre nell’orecchio di provare “qualcosa di più”.
Ringrazio fin da subito, come sempre, chi si dedicherà alla lettura e chi vorrà lasciare un suo commento.
Un Mondo Perfetto
John è un ragazzo robusto, ma non di quelli ciccioni, no no, di quelli che hanno imparato a spaccare legna prima ancora che ad andare in bicicletta senza le rotelle! Lui vive in un piccolo paesino di campagna, però da alcuni giorni non più, ha cambiato casa ed ha cambiato amicizie, ha anche cambiato lavoro ed un po’ sente la mancanza dei suoi animali e della fattoria.
A John piace moltissimo viaggiare però lo zio Michael si è sempre opposto, fin da quando John era piccolo non lo lasciava allontanarsi più lontano che dallo stagno vicino a Castle Rock, dove tutti quei pietroni sembrano costruire un enorme castello! John adorava quel posto ed era proprio lì che andava per viaggiare ad occhi chiusi, chissà cosa direbbe lo zio ora, vedendolo in una così grande città con così tante persone importanti a curarsi di lui!
Ma dimenticavo di dirvi una cosa importante, a John piace parlare in terza persona, dice di veder meglio le cose quando lo fa, ma a lui piace anche presentarsi ai suoi amici, quindi “Piacere, sono io John!”
Deve essere mattina perché la luce è tanto forte che quasi mi fa male agli occhi, però è proprio strano, una volta la mattina io sentivo sempre gli uccellini fuori dalla finestra, e poi c’era il gallo Leo che già allo spuntare dei primi raggi svegliava tutti quanti!
Ah ma qui siamo in città, è vero, qui le cose sono tutte diverse, la gente corre per le strade come se avesse fretta sempre di perdere qualcosa! Meno male che ma questo non mi tocca, da quando ho vinto quel premio e mi hanno portato in questo lussuosissimo albergo mi sento quasi come un re, sì proprio un re, come quelli delle fiabe che possono decidere tutto su tutti e tutto di tutti!
Mi portano la colazione in camera, posso guardare la tv alzato fino a tardi e sono tutti così gentili con me, così riverenti… mi spiace però tanto solo una cosa, non mi lasciano mica fare tanti giretti… Sono un po’ come lo zio Michael, che mi vuole così bene da dovergli stare sempre vicino!
Però io ho scoperto una cosa, un segreto! In questo albergo ci sono tante porte segrete ed io ne ho trovata una proprio dietro il mio letto! Certo non posso andare chissà dove, però ho scoperto che posso arrivare in un’altra stanza che mi piace tanto, forse perché mi piace tanto la persona che c’è lì dentro!
La prima volta mi ricordo che c’era un buon sapore di libri, sapete, intendo il sapore di libri vecchi, quello che staresti lì ore ed ore a farti raccontare una storia! E poi, ovviamente, c’era lei, Emma. Con Emma ho fatto tantissime lunghissime chiacchierate, le ho raccontato della volta che quasi stavo per annegare a River Creek, nel torrente, e poi quell’altra volta quando la maestra, a scuola, mi fece i complimenti per la mia scultura di legno intagliato!
Emma mi sta sempre ad ascoltare ma deve essergli antipatico lo Zio Michael. Già perché ogni volta che magari ci mettevo anche lo Zio nei miei racconti, ecco che lei un po’ si arrabbiava, cercava di cambiare discorso… prima pensavo lo facesse per caso ma poi l’ho capito che è proprio lui a non andargli giù, mica sono stupido io!
Lei sa molte cose di me, a volte sembra quasi che mi legga come uno dei suoi libri che puzzano di buono, io invece so solo che si chiama Emma e che di mestiere fa la pizzicoanalisi… no non era quello fa… ah si la psicoanalista, insomma lei fa coricare tutti su un lettino e poi ci parla e lo fa anche con me!
Stamattina è proprio una bella mattina, però voglio proprio togliermi questo sassolone dalla scarpa eh, oggi vado da Emma e basta, voglio parlare dello Zio Michael, voglio raccontarle un po’ di cose solo sullo Zio, proprio non mi va che le stia così antipatico, io ci voglio bene allo Zio.
Ecco, porticina dietro al letto, buio.. attento a non inciampare John! E la porta di radica, bella porta davvero, anche io le so fare così!
Silenzio
Oggi non c’è Emma? L’odore dei libri quello c’è sempre ma Emma? Guardiamo bene in giro, ma qualcuno sta piangendo!
“Emmaaaa? Dove sei Emma?”
“Oh Johnny….”
Ah ecco dov’era, di fianco alla libreria! Ma è proprio lei che piange! A me spiace sempre quando qualcuno piange, perché vuol dire che si è fatto proprio male, come quando mi sono tirato una martellata sul dito la scorsa estate, anche se sono grande mi sono messo a piangere!
“Emma perché piangi? Ti sei fatta male?”
“Un po’ John, solo un po’, di sicuro non come quel dito la scorsa estate…”
Poveretta allora anche lei sa cosa vuol dire… che brutto stare qui in piedi a guardarla senza fare nulla… sono proprio un maleducato, deficiente maleducato ecco!
“Dài Emma alzati, ecco così piano, mettiti tu sul lettino questa volta! Vuoi una camomilla?”
“No no ora… ora starò meglio sì… è che, sai ho ricevuto una brutta notizia”
“Davvero? Ma a me spiace proprio tanto sai, ed io che ero venuto per raccontarti una storia ma forse è meglio che….”
“Tu ami la campagna vero John?”
Oh oh che tono strano che ha Emma oggi, mi sembra di essere io ad ascoltare ora, forse ha una storia da raccontare lei proprio, magari la storia che la fa piangere
“Sì Emma lo sai che mi piace, io ci vivo in campagna, la città mi piace ma spero di tornarci presto”
“Sì… presto…”
Che brutti i silenzi imbarazzanti, non sai mai cosa dire quando una persona guarda fissa qualcosa, come Emma ora che sta guardando il soffitto, aspetti sempre che l’altro faccia una mossa e magari ti dica una cosa come..
“Johnny voglio raccontarti una storia oggi, ho bisogno… ti ho ascoltato tante volte, ho bisogno che ora ascolti me…”
Oh ohhhh forse sono anche io un pizzicologo, lo sapevo che lo voleva fare, lo sapevo!
“Mi piace ascoltare le belle storie sai!”
“A me… fa piacere John, ma forse questa non è poi così una bella storia”
“Ah….”
“Sai anche io vengo dalla campagna, i ricordi dei tuoi racconti sono così simili ai miei, mi sembrava di tornare a sentire le spighe di grano che mi solleticavano il palmo delle mani, quando passavo le mie giornate d’estate a correre nei campi, in quei momenti arrivavo a sentirmi quasi libera, capisci quello che intendo?”
“Oh si Emma… lo sai che lo capisco”
“Già, i miei genitori, come i tuoi, morti quando ero ancora troppo piccola per capire cosa fosse la morte, troppo piccola per poterli piangere… ma forse le lacrime che non ho versato allora le ho poi iniziate a pagare mano a mano nella mia vita, con il cuore come un piccolo rubinetto che continua a perdere una goccia dopo l’altra”
“Mamma e papà mi volevano bene tanto sai anche a me, poi però io sono andato con…”
“Il fratello di mio padre fu nominato mio tutore, ed andai a stare da lui in campagna, la sua era una bella fattoria ed io adoravo gli animali, gli animali erano gli unici a capirmi…”
“Anche io ama gli animali tu lo sai! Certe volte ci hanno più buon senso loro che gli uomini, però c’era anche lo Zio no? Tu volevi bene allo Zio!?”
“Lo Zio… io volevo bene allo Zio? Non lo so, non lo ricordo, anzi sì… mi convincevo di volergliene, ad un uomo per il quale alla fine ero solo un animale come tutti gli altri, un uomo che fin da piccola mi faceva… delle cose….”
Oh… cos’è questa cosa qui che inizio a sentire sullo stomaco? Sembra quasi quando sono stato male perché avevo mangiato schifezze… Emma piange ed io ho male… mi fa male la pancia… ma no qui è la pancia o il cuore, io non ci capisco di queste cose…
“Vedi Johnny è una storia triste che mi fa piangere perché lo Zio…”
“Ci… faceva delle cose? Ma erano belle cose vero…. Emma?”
“No John non erano belle cose, erano cose, sbagliate, ma io ero piccola non capivo che lo fossero, lui diceva che era perché mi voleva bene ed io gli chiedevo sempre…”
“Perché fa così male quando vuoi bene ad una persona?”
“Già…proprio così Johnny”
Mi tremano le mani, ho paura, non ho mai avuto così paura ma Emma mi guarda, ha bisogno di aiuto per la sua storia, lei non ha paura ha gli occhi di chi vuole combattere fino alla fine, ma io ho paura, ho paura di queste cose che iniziano a colpirmi in testa, come quando grandinava di primavera e sentivo quel forte “tick tock” sul tetto, mi colpiscono fotografie, lo Zio, io da piccolo e poi lo zio, le cose, le cose sbagliate e poi….
“Emma…è finita la storia?”.
“No John, lo sai anche tu che non è ancora finita, manca il finale e tu sai qual è vero?”.
“Emma una notte si è alzata, una notte in cui tutti i suoi demoni le si sono presentati davanti, oramai era giovane e forte e lo Zio credeva avesse dimenticato tutte le cose, ma Emma non aveva dimenticato, no. E così è andata dietro la stalla a prendere una corda, proprio quella che usava lui, poi è andata dallo Zio, dormiva, e lo ha legato come lui gli aveva insegnato a fare i nodi che non si slegano. Allora lo ha portato davanti casa, vicino all’albero dove Emma si era costruita la prima casetta, dove la piccola Emma andava per viaggiare lontano con la fantasia, e lì lo ha impiccato, all’alba, quando il primo raggio di sole sorgeva da dietro le colline, ed il gallo Leo svegliava tutti quanti, meno lo Zio. Ed Emma allora si è addormentata leggera”.
“Emma si è addormentata?”
“No….non Emma… io…. John”
Dov’è… dov’è finito lo studio? L’odore dei libri dov’è finito? Cos’è questa camera bianca perché non posso muovermi? Dove sono, ho voglia di piangere, ho voglia di vomitare, l’albergo il mio premio, cosa succede??
Manicomio criminale di Columbia
“Dottore…dottore si è svegliato”
“Arrivo subito, fra un’ora sarò lì”
“Allora, Adam, dimmi che diavolo è successo, ora mi sembra stia dormendo di nuovo”
“Guardi i filmati, ha spalancato gli occhi all’improvviso, è scoppiato in lacrime e poi ha iniziato a sbattere contro ogni muro della cella d’isolamento, meno male che abbiamo messo le pareti morbide, e con la camicia di forza addosso non può farsi male”
“Hmmm che cosa sta urlando?”
“Non lo so, frasi sconnesse come e poi chiama una certa Emma”
“Dall’anamnesi risulta?”
“Nulla, nessuna Emma, a parte la madre, però questa è morta venticinque anni fa, per forza di cose non può essere stato lui”
“Chissà cosa passa nella testa di quel ragazzo… non sembrerebbe in grado di far male ad una mosca, eppure non ci sono dubbi, è stato lui ad impiccare lo Zio… che mi venga un accidente se riesco a capire cosa spinge una persona a fare un lavoro del genere, dormire per tre giorni filati come in letargo e poi risvegliarsi così, per poi tornare al suo coma”
“Forse… non gli è piaciuto ciò che ha visto da sveglio”
“Bella battuta Adam, bella battuta davvero”
“Johnny…hey…Johnny….”
Chi mi chiama? Che brutto sogno che ho fatto, ero in un posto strano e… Emma?
“E…Emma?”
“Si tesoro sono io…non agitarti scusami per prima, scusami tanto”
La mia campagna! Sono alla mia fattoria nella mia campagna! Che bella giornata di sole che è oggi, davvero stupenda, una di quelle giornate che ti piacerebbe correre ovunque!
“Dài dormiglione, andiamo a vedere di che colore è l’acqua dello stagno!”
“Emma lo Zio sai che non vuole….non si può perché…”
“Lo Zio non c’è più Johnny, non c’è più.. ora ci siamo io e te, ed insieme possiamo volare ovunque vorremo spingerci”
“Per sempre? E se cadiamo?”
“Basterà non svegliarsi per non cadere”.