Doveva essere un lontano dicembre del 1998, credo, doveva essere così.
Ecco non mi sentivo in questo stato da quel lontano pomeriggio in cui, uscendo dal mio liceo, decisi di fare un salto all’Auchan vicino all’imbocco di Corso Giulio Cesare, a Torino.
Mi pare di percepire ancora, nel ricordo, la consistenza della nebbiolina, il tipico grigiore torinese e quella maledettissima sensazione che mi ha colto mentre stavo attraversando il corso.
Vuoto…
Ma non il senso di mancanza di carenza di qualcosa, semplicemente il vuoto, l’assenza di tutto, l’antimateria interna.
Mi sento così, ora.
Con un enorme buco nero nello stomaco, con la sensazione che tutto stia regredendo, implodendo al mio interno in maniera caoticamente sistematica ed ordinata… uno spietato incedere al ritmo dei tasti di un pianoforte o di una melodia latente nella mia mente. Angoscia cosmica, non riesco a definirla in altra maniera… e sento di dover solo scrivere… non è una bella sensazione quella che ti pervade alla bocca dello stomaco… mi viene da chiedere a me stesso come mai tutte le sensazioni emotivamente forti passino da quell’ingresso intestinale… forse è una reazione emotiva.
Ma il respiro affannoso e la tachicardia, il perdere la bussola, esser nella nebbia e non capire in quale direzione stai andando, il non curarti della direzione, vorresti sapere che stai anche solo andando, procedendo.
Mi sento immobile, completamente, mi sento all’ospedale mentre cerco di descrivere a me stesso i sintomi di una malattia e non riesco a capire e il buco aumenta… cerco qualcosa a cui aggrapparmi e non la trovo… sto scivolando nell’inerzia di un qualcosa che non controllo.
Ho voglia di piangere senza motivo, come quando da piccolo dici “ho paura del buio” e non hai effettivamente paura del buio… ma del nulla, ho paura… si può a 26 anni?
Devo non farmi interrogativi, sono distante da tutto e immerso in un grosso e lungo tunnel ovattato… non capisco… vorrei solo che questa maledetta sensazione finisse…
Non capitava da anni… da un lontano dicembre 1998…