Accennato e neanche troppo marcato cerchio alla testa, narici tappate e sensazione di labbra screpolate. Arriva il lunedì sera del lunedì di pasquetta, il dito che scorre sulla raccolta di film a cercare qualcosa per riempire la serata.
La scelta di un film mi piace pensare essere un esercizio accurato e ponderato, come lo è sempre per me… forse frutto del maledetto vizio, del vostro internauta, di farsi puntualmente enormi seghe mentali su qualsivoglia decisione o scelta. Il fatto è che i film, come la musica, trasmettono e comunicano sempre più di ciò che in realtà non si possa evincere dalle immagini o dalle note sul pentagramma.
Una premessa doverosa per chiedere quindi, ora, di focalizzarmi con l’aria svanita, i sintomi di cui sopra e una buona dose di voglia di qualcosa di “già visto”, mentre nella penombra della mansarda inizio a far scorrere i titoli sotto il dito indice.
Non me l’aspettavo da me, non me l’aspettavo per vari motivi, eppure alla fine la scelta è caduta su Requiem for a Dream, film che avevo già visto e proprio per questo motivo temevo in maniera particolare.
Credevo sarebbe stata un’epica cavalcata a rivivere le emozioni forti che il film aveva lasciato in me la prima volta, quel senso di smarrimento e di scoramento finale, quell’occhio che nel flusso delle immagini poco stava ad apprezzare un montaggio di grande impatto, per concentrarsi sul messaggio che il film ti spediva dritto in faccia.
Eppure la mia testa bacata non ha esitato un solo istante, vedendo il titolo, a decidere che quello sarebbe stato il film per questa sera. Mi sono sorpreso così ad aver voglia di rivederlo e mi sono stupito di come il motivo principale per cui volessi farlo era uno: quel film volevo vederlo sotto un nuovo punto di vista.
Come un medico che per auto diagnosi certifica di avere tutti i sintomi per una malattia, alla stessa maniera mi son reso conto di come il mio cervello, davanti a Requiem for a Dream, avesse iniziato ad adottare tutta quella serie di meccanismi mentali tipicamente infantili, per cui anche se sai benissimo come andrà a finire il film, in realtà ti trovi a sperare ed a credere fermamente che “questa volta qualcosa potrebbe cambiare”.
E’ stato all’incirca così e mi ha fatto sorridere, perchè il rendermene conto non faceva minimamente mutare il mio approccio verso le scene che, attraverso l’alternarsi delle stagioni, portavano i vari personaggi al requiem dei propri sogni. Certo ero più preparato, non è stata la botta della prima visione… ma ho capito anche che determinati film vanno poi assolutamente rivisti per essere capiti con maggiore distacco, sopratutto nei vari dettagli che hanno da comunicarti.
Alla fine questa potrebbe determinarsi come una piccola metafora della vita: cercare di fare attenzione ai particolari che nessuno nota, perchè è proprio da quelli che uno si trova a partire nell’impostare un progetto, un’amicizia, una relazione…
Requiem for a Dream non è solo un film ben montato con attori che riescono a rendere in maniera impressionante la sua drammaticità, Requiem for a Dream è una sorta di mix di quelle che sono diverse mie paure, che prendono vita per mezzo della metafora delle esistenze dei vari personaggi.
Personaggi che si scordano chi sono realmente e nel cercare di perseguire un proprio bene personale superiore, finiscono col distruggere il loro sogno. Ci sarebbero molte considerazioni da fare su questo film… considerazioni che però non ha molto senso fare in un luogo freddo come la rete.
Quello di cui mi auguro è solo di continuare a rimanere quel bambino che vedendo certi film… spera irrazionalmente che la storia possa cambiare.