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28 Settembre 2010
Fottutissimo mal di testa

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Fottutissimo mal di testa

Mal di testa. Stop.

Fottutissimo mal di testa, ticchettìo dei tasti sotto le mie dita, non si tratta di scrivere <div> non si tratta di aprire degli href che non linkano a nulla se non a stupidissimi cancelletti fittizi. No. Per il momento basta link morti che non portano da nessuna parte. Ho bisogno di aria, ho bisogno di altro, ho bisogno di quella carezza, maledettissima, rassicurante, sul cuore.

Fottutissimo, merdosissimo mal di testa. Punto. E a capo.

E’ passata la Bric anche quest’anno, sono passati i suoi 13km, velocemente, inesorabilmente, in maniera surreale e distante da tutto, da me, dai miei passi sulle pietre, dallo sputare sugli alberi inerpicandosi lungo delle salite, dal sentire quella fitta che cresce, lenta, inesorabile. Controllo. Serve del controllo per superare una crisi. Ti dici “taglio il passo”, ti dici “devo fare così”. Te lo dici, sai come fare. Ma non lo fai. Mai. Perchè il tuo cuore ti governa e il tuo cuore ti dice di tenere il passo. Sempre. Non importa quanto sangue ci sia da sputare, non importa la paura del dolore. Perchè non fa male star male, fa male arrivare alla fine di tutto realizzando che per paura non hai dato tutto. Questo no: mai.

Fottutissima testa, che anche se pulsa in un misto fra raffreddore e catarro e muco è lì, pulsa, pensa, mi racconta chi sono. Mi ricorda chi sono. Cazzo sì, sono qui, l’immagine riflessa allo specchio, la barba che cresce impiantando radici che quasi per osmosi spero si piantino anche nella mia vita di tutti i giorni. Mentre avanza il freddo. Sì.

Repentini cambiamenti di temperatura, vasocostrizione periferica, collasso verticale di tutti i tuoi bioritmi tenuti a bada per mesi. Stop. Non si va a capo. Si prosegue, perchè per gli “a capo” c’è sempre tempo. Perchè ci ho messo anni di biro rosse e scarabocchi sui quaderni delle elementari, ma la punteggiatura l’ho imparata e credo di aver appreso quand’è ora di mettere punti, o punti e virgole. L’arte dello scrivere, l’arte dell’esprimersi, la netta demarcazione del tuo animo logorroico con chi lo sa scoprire, la sconcertante sospensione di tutto, con l’unica persona che sa spegnerti, che sa mettere virgole sul tuo quaderno e sai che ci vanno, sono esattamente lì che vanno messe, come i punti esclamativi, come tutto il resto.

Ti rimane il naso tappato mentre esci da lavoro e anche se il tram è lontano senti il bisogno di correre verso una fermata, verso un punto, verso qualcosa. Come facevi da piccolo andando a scuola. Correre. “Perchè corri?”. Me lo chiedeva Nonna Michelina, credeva mi piacesse andare a scuola, ma in realtà non sapevo perchè era così, perchè già da allora in qualunque posto dovessi andare io volevo farlo correndo. Il ritmo si sfasa fra musica e passi, ma in quei pochi metri o kilometri riesco sempre a trovar qualcosa che conosco bene.

Perchè corro? Non so, non è mai stata una domanda che meritava una risposta. Perchè non c’è forse una risposta, come non c’è per altre cose che sono qui, dentro la testa che viaggia senza punteggiatura, con pensieri che non rileggo, come le cose che scrivo, con pensieri che faticano a stare dietro alle mani, come a Cuba col diario, come in mille altre situazioni.
Mal di testa, cazzo. Mi serve una doccia, mi serve sapere che “tutto andrà bene”, mi serve una favola raccontata per rassicurarmi, perchè anche se sei convinto di molte cose, a volte la paura ti sorprende senza che tu te ne accorga. Perchè non ho risposte per nessuno, fatico a trovare le mie, custodendole gelosamente.

Vorrei sentire l’odore di quel Mala e contare 108 respiri, vorrei chiudere gli occhi sapendo che nel riaprirli ci sarà Lei. Vorrei una coperta calda e potermi riscaldare le mani ed i piedi senza pretese, senza romanticismi da romanzo rosa di serie z.
Mal di testa, fottutissimo mal di testa.

Eco di discorsi che si perdono, di vite che si incrociano, di novità, di evoluzioni e stravolgimenti di fronte. Perchè l’universo è in costante espansione, perchè se chiudi gli occhi, la notte, puoi sentire il lontano e rassicurante ronzìo della radiazione di fondo che ti dice “stai tranquillo, tutto si espande, tutto prosegue”. Perchè a volte te ne fotti di queste convinzioni che ti inietti come sedativo e che oramai hanno uno sporadico effetto placebo su di te, perchè se non vuoi prenderti in giro sai esattamente cosa vuoi.

E io non voglio prendermi in giro e lo so.

Fottutissimo mal di testa.

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