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2 Novembre 2010
Odore

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Odore

Inscatolati.
Compressi, stipati e costretti in cravatte con nodi troppo stretti. Camicie che devono essere abbottonate fino all’ultimo, in perfetto abbinamento con pantaloni, occhiali, occhi, sorrisi pieghe della capigliatura che al momento è in voga.
Piccolissime opere d’arte del cazzo di stampo spiccatamente wharoliano, ad uso e consumo dei media, dei social, dei meta e dei tag. Inscatolamenti per categorie, per gusti, per colore o per pensiero, forse solo uno sputo sbagliato nel momento sbagliato, forse il rassicurante tam tam che ti porta ad eliminare le sfumature per ridurre la realtà delle cose a tacche-pantone di colori con un codice ben preciso, definito. Colori, mille colori di cui hai chiavi di lettura in passepartout esistenziali che ti vengono appiccicati addosso ogni fottutissimo giorno.

Sei così esattamente ciò che gli altri riescono a definire di te in qualità di essere multimediale e completo, nell’universo delle parole e dei bit che si rincorrono senza mai trovarsi troppe volte veramente attorno a dei tavoli, fuori a dei locali mentre l’odore di una sigaretta o di una canna fa da contrappunto al caldo o al freddo che ti ora accarezza ora taglia la faccia. Mentre respiri.
Mentre senti quell’essenza primordiale che ti contraddistingue, che mi contraddistingue, che ci contraddistingue: odore.

Dietro a quintalate di carta e 3×6 capeggianti in tutte le città, in tutte le vie, dietro a prodotti ora naturali ora ogm ora nocivi ora dinuovo sani per la tua pelle ph5.5. Dietro a tutte quelle maschere che ci portiamo volente o nolente appresso tutti i giorni, scie biologiche che non ci appartengono ma che ci fanno sentire socialmente accettati, ma che ci difendono non tanto dal caldo, freddo, umido, dolce, salato, bensì finiscono per proteggere quella parte di noi così unica da farci sembrare nudi e senza difese: l’odore. Il nostro. Quello unico.

Quello che rimane distante dalle immagini fittizie di chi si prodiga a classificare persone attraverso vestiti, attraverso status su social network che diventano un’inquietante parodia di un meltin pot sociale che si sta perdendo, che stiamo perdendo.
Un comodo ambiente asettico che non solo azzera tutte quelle possibilità di sguardi ed interscambi, ma che ci allontana ancora una volta, ancor di più dalla scia chimica di fondo, da quello che sappiamo di poter essere veramente: l’odore.

Il tuo odore come ultimo baluardo del tuo essere unico nel mondo. Perchè il tuo odore, quello vero, quello che i tuoi genitori sentivano quando eri bambino e bagnavi i primi pannolini, quello che viene fuori quando stai male e non ce la fai ad essere politicamente corretto se piantato su un letto con la febbre, quello che si libera senza paura quando finalmente sudi; quell’odore è la traccia più intima di te che ti si pianta addosso, anche quando oramai hai dimenticato quanto tu possa essere speciale perchè nessuno è come te, nel bene e nel male, anche quando i pensieri di un retaggio sociale, culturale e globalizzante hanno affondato le loro radici fin nel tuo cervello e nella tua anima.
Lui rimane lì.
Che tu lo voglia no.
Rimane lì a ricordare che tu sei qualcosa di comunque unico.

Ed è questo allora che mi piace pensare, mentre la gente si focalizza a ragionamenti per massimi sistemi, nella speranza di non risultare troppo inadeguati alle situazioni sociali che si vengono a creare, mentre c’è chi le situazioni sociali neanche le cerca a meno che non siano strutturate e definite da procedure da laboratorio, empiricamente controllate e con output assodati e prevedibili.
Dico è questo che mi piace pensare, cazzo.
All’odore.

A cosa mi dice veramente una persona non dalla sua stretta di mano, non da com’è vestita, non da qual’è stato l’ultimo link o frase su facebook, non dalla musica che ascolta.
Dall’odore.
Perchè l’odore non mente e ti dice molto su una persona, dice anche molto su te stesso.
Perchè in un mondo che ha la velleità e la comodità di cambiare idea, moda, taglio di capelli, pensiero, stile di vita, con facilità così repentine da risultare troppo spesso disarmanti; l’odore è lì e rimane.
Che tu lo voglia o no.
Racconta di te.
Che tu lo voglia o no.

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