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20 Dicembre 2015
Anna

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Anna

Faccio una premessa, come sempre: Ammaniti a me piace e piace molto. Il suo stile di scrittura, il suo saper tirar fuori storie che ti rapiscono da dei plot così semplici, alla fine della fiera, è un qualcosa che non solo ho sempre apprezzato, ma considerato un po’ un suo marchio di fabbrica.

Il problema però è questo: quando uno scrittore mi piace, ogni qualvolta arrivi in libreria un nuovo romanzo, divento super esigente. Mi aspetto che, più di altri, l’autore in questione debba essere all’altezza delle aspettative. Delle mie, ovviamente. Quindi ho preso fra le mani “Anna” senza leggere nessuna recensione, senza andare ad informarmi sulla sinossi generale della storia, semplicemente aprendolo per iniziare a leggerlo. E qui, dopo poche pagine, la sorpresa. Ammaniti mi ha decisamente sorpreso.

Da diverso tempo sto seguendo il filone della letteratura apocalittica o post-apocalittica, imbattendomi in libri molto belli ma, purtroppo, anche in tanto ciarpame da cassonetto dell’umido senza passare dal “via”. Mai avrei pensato che le prime battute di “Anna” sarebbero state il preludio ad un romanzo post-apocalittico, in cui il mondo-europa-italia-sicilia si trovano in balìa di un virus, “La Rossa”, che colpisce solo gli adulti, risultando dormiente o inoffensivo per i bambini, fino all’adolescenza.

Nel panorama caotico e desolato, fra i frammenti ed i ricordi di un mondo che non esiste più, sottolineato dai flashback dei piccoli protagonisti, il personaggio di Anna cresce attraverso i capitoli, fra le responsabilità verso il fratellino Astor, il suo avvicinarsi all’essere “grande” e il confronto con una non-società che richiama per molti versi “Il Signore delle Mosche”.

Alcune recensioni le ho poi lette, dopo, notando come molti abbiano fatto dei paragoni con quella pietra miliare di “The Road”, La Strada, di McCarthy. Io personalmente non sono d’accordo. Stiamo parlando di due libri dal taglio profondamente diverso e non basta lo scenario post-apocalittico che sì, condividono, a poter mettere a confronto il freddo e desolante mondo dell’autore americano (che fa del libro il capolavoro che è) con l’universo caleidoscopico di Ammaniti. Sì c’è la desolazione, sì c’è il caos e un mondo che sprofonda alle dure leggi imposte regole basilari della sopravvivenza, ma c’è speranza, c’è il modo fantasioso, diretto e a tratti crudele nella sua schiettezza che solo i bambini hanno nell’affrontare le proprie giornate.

“Anna” mi è piaciuto molto proprio perchè non ha alcuna pretesa di porsi assolutamente come un bel libro. Lo diventa naturalmente per come riesce, questo tipico di Ammaniti, a trasportarti nel flusso narrativo facendo emergere dalle vicende i grandi temi della vita. Inoltre, questo tipico della letteratura post-apocalittica di qualità, gli eventi scatenanti la desolazione e il disastro non diventano mai parte centrale del racconto, bensì fanno da contraltare alla vita presente e, sopratutto, passata, dei protagonisti, che si trovano a fare i conti con un livello di consapevolezza nuovo, portandosi dietro il lettore.

Insomma alla fine dei conti per me è stata una stupenda lettura piena di spunti di riflessione.


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