Dave Eggers è un’autore che non riprendevo in mano dai tempi di quel bellissimo libro “Erano solo ragazzi in cammino” e con questo libro, se dovessi averne ancora conferma, ha rimarcato la versatilità e visione fuori dagli schemi della sua narrativa.
In un mondo in cui ormai il termine “nativi digitali” è diventato di uso comune, Eggers costruisce sapientemente un mondo in cui la parabola iperbolica della digitalizzazione sistematica e forzata viene spinta ai massimi livelli. Immaginate quindi un mondo in cui, eliminate le possibilità di profili fake, l’identità online corrisponda necessariamente con l’identità reale. Immaginate il crescendo di un grottesco effetto a catena collettivo, in cui il diritto alla privacy, il “diritto al non essere conosciuti”, vengono dapprima riconsiderati, quindi direttamente capovolti nel nome di quelle “buone intenzioni” che spesso, nella storia dell’umanità, hanno portato a catastrofi.
La mia recente e ormai riconosciuta vena per la letteratura post-apocalittica/apocalittica non è rimasta assolutamente delusa da un romanzo in cui l’umanità, a mezzo della protagonista Mae Holland, viene condotta per mano direttamente sul precipizio dell’automiglioramento distorto dalla lente, sempre presente, della rete.
Il Cerchio, infatti, è una innovativa società che ben presto si pone in regime di monopolio nel mondo, raggruppando in un unico account-identità tutte quelle funzionalità che ogni persona compiva utilizzando più strumenti di accesso alla rete. Con “Il Cerchio” tutti sono connessi, tutti DEVONO condividere dati, informazioni, perchè essi stessi esistono in primo luogo in funzione di ciò che trasmettono attorno a sè. Mae inizia a lavorare nel “Cerchio”, che subito presenta i contorni di una setta venerante principi utopici come la fine dei regimi, l’eliminazione della corruzione, l’estinzione dei crimini e della mancanza di sicurezza. Tutto questo si potrà raggiungere se l’intero mondo deciderà di giocare alle regole del Cerchio, fornendo informazioni per ottenere informazioni, facendo diventare la libertà e il proprio “io” un qualcosa di così spersonalizzato da rivelarsi perfettamente inutile se non condiviso con gli altri.
Eggers scrive un libro decisamente bello, che fa riflettere su quel che sta capitando anche oggi sulle bacheche dei vari social. Pone al centro l’idea stessa dell’utilizzo che attualmente viene fatto non solo dell’informazione in senso esteso, ma nel dettaglio della condivisione “sempre e comunque” anche di quegli aspetti della vita privata che privati dovrebbero rimanere.
Il grande fratello 3.0, con la variante di essere adorato da tutti.
Io. Io voglio essere vista. Voglio una prova della mia esistenza.