I libri sono fatti di pagine, che sono fatte di carta; e la carta può tagliare in maniera impressionante se presa dal verso giusto. Questa è la premessa che fa di Mysterious Skin un libro da maneggiare con cura, un libro che ti prende e ti porta in luoghi che sanno di muffa, di claustrofobia disturbante e contrasti stridenti come unghie su una lavagna. Ma stop a tutto per un attimo. Rewind.
Arrivo a “Mysterious Skin” in maniera abbastanza atipica, perché mi era già capitato di vedere il film omonimo (con uno straordinario Joseph Gordon-Levitt nei panni di Neil). Ecco, questa è una di quelle cose che va contro le mie “regole del fight club”, per cui se di una trasposizione cinematografica esiste un libro, preferisco sempre prima leggere il testo originale. Purtroppo da brava capra quale sono, non sapevo minimamente che il film diretto da Gregg Araki fosse tratto dal romanzo di Scott Heim. Yes, I know: “Wikipedia is your friend”. Ma a volte la mia pigrizia ha dimensioni mastodontiche.
Detto questo, arriviamo al libro e ad un suo giudizio a caldo, appena girata l’ultima pagina, sull’ultima scena, su Neil e Brian che condividono il proprio passato: bello. Ma di una bellezza “sporca”, grattata via da una superficie ruvida, forse per questo motivo ancor più spiazzante. Un tuffo nel mondo deviato e nelle dinamiche contorte della pedofilia non potrebbe essere altrimenti e devo dire che Heim riesce in maniera scioccante a prendere i sentimenti dei protagonisti e a schiaffarli con lanci precisi sulla bocca dello stomaco del lettore.
Questo libro in diversi punti mi ha colpito con sensazioni fisiche: leggero senso di nausea, salivazione azzerata e secchezza da chi sta trattenendo il fiato per reggere la botta degli eventi. Dal mio punto di vista è davvero apprezzabile riuscire ad arrivare a tanto, perché significa andare al centro pulsante del “male” presentato ed inocularne piccole dosi per farne comprendere la reale dimensione. Un po’ come quando ci si vaccina utilizzando il virus come “campione” di riconoscimento per gli antigeni del proprio organismo.
Leggere notizie, della cronaca recente, che vedono figure come quella dell’ “Allenatore” esistere realmente in certi contesti anche a noi vicini, fa assumere una coscienza e percezione diverse delle vicende che da “romanzo”, quindi permeate di quell’aura di “fiction”, mutano neanche troppo lentamente in possibili e concrete realtà di fatto.
Heim salta da un personaggio all’altro del proprio libro, proprio per far cambiare al lettore punti di vista, sensazioni e, sopratutto, percezione del vissuto di vicende simili. Al centro ci sono sicuramente Neil e Brian, due ragazzi agli antipodi per estrazione sociale, educazione e background di valori, uniti da un tragico evento che cambia le loro vite con un diverso processo di interiorizzazione. Ma non solo. Tutti gli altri personaggi, più che una funzione di “coro” hanno una loro forte personalità che determina l’impatto della storia e non ne fa un semplice contorno.
In ultima battuta io il film ve lo consiglio, non è disturbante come il libro ma il Neil di Joseph Gordon-Levitt merita assolutamente un’opportunità.
Riguardo al libro, come da premessa, attenzione: taglia.
P.s. qui sotto il trailer della trasposizione cinematografica