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17 Gennaio 2018
Daniel Keyes – Fiori per Algernon

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Daniel Keyes – Fiori per Algernon

“Che cosa succederebbe se potessi accrescere oltremodo la tua intelligenza?” prima ancora di Limitless se lo era chiesto nel 1959 il buon Daniel Keyes con un racconto breve diventato poi libro nel 1966: “Fiori per Algernon”. A volte son lì che scrivo “distopia portami via” su Google e ogni tanto spuntano fuori libri, posso dire di aver avuto un gran culo a decidere di dar credito a questo, che si piazza di giustezza fra i libri che considero belli belli.

Far la sinossi senza fare spoiler è dura, quindi vi avviso, non sono di quelle infide persone che godono nel rovinare libri e serie tv alla gente, ma per raccontare quanto sia bello “Fiori per Algernon”, un po’ lo si deve raccontare. Chi è Algernon? Un topo. Chi è Charlie Gordon? Il protagonista del libro. Che legame c’è fra i due? Un’operazione pionieristica per diventare più intelligenti. Oddio, nel caso del buon Charlie lui auspicherebbe solo a diventare intelligente come una persona comune. Il personaggio di Keyes, infatti, è un uomo con un forte ritardo mentale, ma con una grandissima determinazione a cercare di migliorare, di migliorarsi, nella speranza di cambiare la sua condizione. Quale condizione? Quella da “scemo del villaggio”, oggetto di prese in giro in cui si trova a ridere, con gli altri, di se stesso, allontanato dalla sua famiglia e in grado di svolgere pochi semplici mansioni.

E il topo? Algernon? Beh lui è una cavia da laboratorio su cui è stata testata l’operazione che verrà effettuata a Charlie: quella per poter accrescere la propria intelligenza e farla espandere fino ad orizzonti impensabili dagli stessi scienziati. Charlie e Algernon, un dualismo che ad un certo punto diventerà più un parallelismo che altro, in una narrazione incalzante che vedrà il nostro protagonista crescere, cambiare, modificarsi e modificare il mondo e i modi di relazioni attorno a sé.

Ma a cosa porta tutta l’intelligenza accumulata? A cosa porta la capacità di rompere tutti gli argini delle limitate possibilità che configurano l’uomo comune? Un completo e netto rovescio della medaglia per il protagonista, che paradossalmente a tratti da la sensazione di aver fatto un giro completo solo per ritrovarsi ad un identico punto di partenza, solo da una prospettiva differente. Sì, Keyes affascina e mi affascina nell’argomentare la sua teoria del superuomo, i suoi paradossi ed i suoi drammi, per vece del protagonista del romanzo.

Forti e impattanti le immagini che Charlie rievoca del suo passato, rianalizzate con il lume della ragione e quindi poste sotto una differente luce, che fa emergere in maniera cruda come le ombre possano mutare al mutare della posizione del sole che le genera.

Un bellissimo libro!

L’idea sembra essere: adoperate un’espressione soltanto fino a quando non significa niente per nessuno.

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