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20 Agosto 2020
Dave Eggers – Gli Eroi della Frontiera

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Dave Eggers – Gli Eroi della Frontiera

Io invidio profondamente tutti voi.
Sì, parlo di voi, quelli che da quando è iniziato il caos di COVID-19 e quarantena e lockdown, avete avuto così tanto tempo e voglia per fare un sacco di cose. Tipo: diventare chef, esaurire le riserve nazionali di lievito di birra e farina, laurearvi in virologia, cantare dai balconi, finire letteralmente Netflix e, sopratutto, leggere. Leggere tantissimo.
Lo dico senza sarcasmo: vi invidio ok? Io erano mesi che non toccavo un libro, accendevo una TV salvo che per i bollettini-covid e riuscivo a trovare il tempo e la predisposizione mentale per aprirmi ad altre storie che non fossero quelle di una quotidianità al sapore di fette biscottate alla merda.

Dopo il preambolo lacrime-strappa, veniamo a Eggers, venamo a “Gli Eroi della Frontiera”. Eggers. Una sicurezza per me. Eggers. Perché PROPRIO Eggers per riprendere a leggere? Perché era esattamente da lui che avevo finito, quando ancora prendevo il treno e non facevo centomila ore di lavoro? Perché, appunto, avevo bisogno di qualcosa di sicuro? Qualcosa che mi facesse andare ad occhi chiusi sul mega indice di gradimento? O forse perché ciclicamente mi dimentico che anche quelli che sono i tuoi autori preferiti possono toppare dei libri?

Col senno di poi direi sicuramente l’ultima: “Gli Eroi della Frontiera” mi ha deluso. Mi ha deluso proporzionalmente alla stima che nutro per il buon Dave, mi ha deluso PROPRIO (oggi che problema ho con questo termine, che scrivo sempre maiuscolo?) perché da lui mai mi sarei aspettato che una rete lanciata con nonchalance in un lago non venisse poi ritirata con almeno, non so, due pesciolini timidi da ammirare e poi ributtare in acqua.

Niet, nada, niente. Ci si mettono davvero poche pagine a conoscere Josie, la protagonista, e i suoi due figli Paul e Ana. In quella manciata di pagine che servono ad innescare il librozzo da trecento, in pratica si esauriscono vita morte e miracoli della faccenda. Quale faccenda? Ottima domanda amico, sono qui che appena chiuso il libro sto cercando di capire anche io cos’ho appena letto.
Un resoconto dettagliato di una mamma-single sull’orlo dei quaranta, sull’orlo di una crisi di nervi, nel pieno di una crisi esistenziale, in bilico sull’orlo di un bicchiere di chardonnay? Un pretesto per cavare fuori riflessioni che, seppur interessanti e intriganti (il buon Dave sa come prenderti, sempre) alla fine ti lasciano disorientato? Josie prende questo camper, ci fa salire i suoi figli e inizia un giro a casaccio in Alaska con le due povere creature che si divertono, certo, ma a più riprese le rivolgono degli sguardi che passano dal “ce la stai facendo?” al “ma di preciso cosa stai facendo?” e “ma di preciso dove stiamo andando?”. Ecco prendente le due creature, sostituitele con il lettore e per un contrappasso che Dante Alighieri spostati avrete idea di come, a più riprese, ci si sente durante le varie peripezie del trio.

Parliamo del plot poi. Una trama così tragicamente “american-made” che potrebbe benissimo essere un “made in china” mascherato, tanto è fatto bene. Se alla fine si fosse finiti a parare in qualcosa, non so, in una conclusione, in una “morale della favola”, in un’invasione aliena da metterci “così, de botto, per spiazzare tutti”, forse mi sarei anche fatto una ragione riuscendo a trovare un senso nelle trecento pagine della nevrosi di una donna in fuga, ma l’affermazione tecnico-tattica da diario-delle-scuole-medie “Ma come Marco, è chiaramente la storia stessa il senso di tutto, no? Il viaggio è anche la sua meta” non mi basta, I want more.

Perché, allora, leggersi questo libro? Perché, come detto, comunque degli spunti di riflessione interessanti e belli ci sono, perché a scanso della storia la narrazione è quella tipica di Eggers, in grado di catturare la tua attenzione e ammaliarti. Ma finita qui, mi spiace.
Insomma per concludere, se Eggers fosse uno studente, sarebbe quello super bravo che prende sempre ottimi voti, che anche quando la fa fuori dal vaso in qualche modo cerca di abbindolarti con la forma ineccepibile, ma se siete affamati di sostanza, beh, vi consiglio un tiramisù ad esempio.


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