loading...

21 Marzo 2021
J.G. Ballard – Il Condominio

Home / I Love Writing / J.G. Ballard – Il Condominio

J.G. Ballard – Il Condominio

Ho finito questo libro qualche giorno fa. Sto cercando di allenarmi a ritornare all’elasticità mentale dell’era pre-covid. Quella dimensione temporale così lontana che a volte mi sembra quasi la vita di qualcun altro. Quella in cui leggevo tanto. Quella in cui divoravo libri come mi adesso mi divoro il fegato. C’è questo sottile richiamo all’aquila che divorava il fegato di Prometeo, che poi ogni notte guariva per poi venire divorato il giorno seguente. Un’altra volta.

“Il Condominio” di Ballard l’ho trovato per caso leggendo una breve sinossi che lo metteva a fianco a certe opere sci-fi alla Dick, Bradbury e compagnia cantante. Lì il mio cervello si è innescato con un trigger fortissimo stile quello dei centordicimila meme e mi ha detto “procurati subito questo libro”. Detto fatto.

Non so perché abbia scelto di mettermi in sottofondo i primi tre movimenti della “Moonlight sonata” mentre sto scrivendo, ma ripensando al libro devo dire che ci sta alla perfezione. Oddio la Moonlight sonata sta alla perfezione su qualsiasi cosa in cui possa c’entrare vagamente un contesto apocalittico. O post apocalittico. O post rock. Ma non divaghiamo e torniamo al tema: apocalisse. Perché ne “Il Condominio” è centrale, anzi, rappresenta il fine ultimo a cui sembra tendere non solo tutto l’impianto narrativo, ma anche lo sforzo di tutti i condomini. Quelli che così come decidono di appropriarsi della dimensione fisica degli appartamenti, sembra quasi vogliano rompere la parete di carta che li separa dal lettore per prenderlo e portarlo dentro il puro e semplice caos.

“Il Condominio” in realtà è un grattacielo, un’opera architettonica che in una Londra annoiata quasi dal suo stesso progresso, va via via popolandosi nei suoi vari piani del più disparato genere di persone. Quel genere di persone distinte e rispettabili, che sulla base della “naturale” livella sociale del proprio reddito e della propria posizione, vanno via via ad occupare i vari piani di quella che pagina dopo pagina assume sempre più i contorni di una creatura viva, piuttosto che di un monumento alla civiltà.

Qualsiasi recensione che troverete, parlerà di questo libro come di una big fat metafora del classismo nel mondo moderno. Di come i gruppi di condomini che ad un certo punto innescano la scintilla dell’anarchia, non siano altro che una chiave di lettura di come noi esseri umani tendiamo ad aggregarci, ghettizzarci per trovare un collante sociale che giustifichi una nostra “guerra” contro un “qualcuno” che deve essere sempre “altro”. E ovviamente, per carità, tutto questo nel libro c’è e si può sicuramente intenderla così.

Ma. Ecco mettiamo un bel “Ma”, che ci sta benissimo. Il libro, per me, non si riduce solo a questo. Ad una grottesca allegoria della lotta di classe. Nein. Diamo a Ballard quel che è di Ballard. Rendiamo onore al fatto che anche lui, come tutti gli scrittori sci-fi coi controcazzi, hanno le due lettere ad anticipare il cognome: Gei Gi Ballard. “Il Condominio” è un’entità che spoglia tutti i suoi figli-condomini di tutte le inibizioni, di tutte le regole socialmente imposte, di tutta la patina di autoindotta moralità, per portarli ad uno stato primordiale di esseri umani senzienti senza regole. È quasi come se le pareti costringessero tutti i duemila inquilini a misurarsi costantemente con la propria versione di sé nuda e cruda, spogliata di tutto, lasciando che ad emergere sia la parte più profonda e oscura di ogni individuo: quella che ci ricorda che alla fine siamo delle bestie con un cromosoma in meno, che è molto meno di ciò che crede di sé.

“Il Condominio” di Ballard è quasi un progetto sociologico in cui gli stessi carnefici diventano vittime, pronti a sacrificarsi nel nome della bugia comune che consente al territorio del grattacielo la possibilità di continuare ad alimentare la spirale di violenza e affrancamento morale, per consentire ai condomini di esplorare a fondo le proprie perversioni, il proprio personalissimo e malato concetto di “libertà”. Se tutto questo vi suona un po’ alla “Signore delle Mosche”, beh, high five perché suona tutto dannatamente proprio così. Solo che al posto dei ragazzini ci sono uno stuolo di ineccepibili professionisti, medici, attori, anchorman, artisti, avvocati. Insomma il top dei top di una società che si confina in un luogo per sentirsi socialmente migliore e finisce per rimanere fregata dal luogo stesso, pronto a far calare la maschera di facciata di tutti.

Il libro mi è piaciuto quindi pollicione altissimo mentre ormai sarà la terza volta che sento il primo movimento della “Moonlight Sonata” e se chiudo gli occhi mi sembra quasi di vedere, in lontananza, un grattacielo dai cui balconi qualcuno ha acceso un fuoco. Qualcuno urla. Qualcuno ha smesso di reggere la maschera e si è completamente abbandonato all’istinto.


Angie Thomas – The Hate U Give

Articolo precedente

Potrebbero interessarti
Recenzionih
Justin Cronin – La città degli specchi
14 Gennaio 2024
Recenzionih
Justin Cronin – I Dodici
8 Dicembre 2023
Recenzionih
Justin Cronin – Il Passaggio
9 Novembre 2023