Mi mancava come l’aria tornare a leggere qualcosa del mio genere super preferito: il post apocalittico. Mi mancava e dopo aver avuto la stupenda e meravigliosa sorpresa di “Stazione Undici“, ho accolto a braccia aperte la sinossi con cui mi si è presentato davanti agli occhi il romanzo di Ling Ma. Yes, perché se c’è una cosa che più ha stuzzicato il mio appetito per il genere, è il fatto di aver finalmente potuto osservare uno sguardo “di genere” diverso sul tema.
Innegabilmente il vissuto e la personalità di ogni autore si riflettono sulle proprie opere, e poter vedere come una donna (in questo caso la seconda, dopo Emily St. John Mandel) affronta uno scenario post apocalittico a livello narrativo, mi ha dato modo di cogliere e apprezzare tutta una serie di sfumature che non mi era capitato di trovare in altri autori. Non voglio farne una questione di “genere” puramente ridotto ai minimi termini del discorso ai suoi più sciatti livelli alla boyz vs girlz, semplicemente mi piace moltissimo pensare e vedere le cose da più angoli e apprezzo particolarmente quando uno o più libri, seppur romanzi, seppur di narrazione, mi portano a farlo, concedendomi questa astrazione dal mio “io”.
Valà che pensieri profondi.
Ma andiamo al sodo e andiamo a “Febbre”. Ling Ma scrive un libro molto bello, efficace, diretto, un libro che ti coinvolge subito e che ti sballotta ciclicamente fra un “prima” fatto di vita normale, così come siamo abituati a conoscerla (come “eravamo” abituati a conoscerla?) e una attualità, che è sempre quella di Candace Chen, la sua protagonista, in un mondo sgretolato da un fungo.
Yep. Alla fine Ling Ma costruisce un universo fittizio in cui un fungo proveniente dalla Cina innesca una tremenda pandemia che porta la gente ad una “febbra” incredibile che li riduci ai minimi termini, a gusci vuoti di ciò che erano, o forse semplicemente agli stati neurovegetativi di ciò che sono realmente.
Ling non ci parla di zombie. Non è un libro sugli zombie, questo e non è assolutamente un libro “horror” nel più classico dei suoi termini. Vengono rispettati alla perfezione tutti i capisaldi del “post apocalittico”, fra i quali, quello da me più apprezzato, il come degli eventi straordinari, che sconvolgono l’intera umanità, contribuiscano a metterne in luce, con una forzatissima virata sul parametro “aumenta contrasto immagine”, tutte le sfaccettature più esasperate.
Gli ammalati diventano quasi una sorta di caricatura grottesca di ciò che erano realmente in vita, tanto da insinuarmi dentro il dubbio su quanto fossero effettivamente vivi “prima” e quanto possano considerarsi effettivamente morti nel loro “dopo”. La parte da leone, come sempre, la fanno i vivi, quelli che con le loro azioni cercano di elevarsi dal presente, riducendosi però nel contempo anch’essi ai minimi termini della loro reale umanità.
Candance è il personaggio chiave con cui Ling Ma racconta l’inizio della fine, collocando il suo personaggio in un contesto più ampio di quello pandemico, che affonda nella tematica degli emigranti negli USA, delle iperboli del capitalismo di cui siamo ogni giorno spettatori e attivi contribuenti, dei ritmi cui la nostra routine di “homo sapiens sapiens” ci ha portato, di fatto contribuendo in gran parte ad annullarci come individui prima che fosse un virus a farlo.
Alla luce dell’affaire Covid-19 questo racconto pare quasi profetico. Una sorta di “come sarebbe potuto essere” involontario, ma anche, col senno di poi, un bello e grosso campanello di allarme che dovrebbe spingere ad interrogarsi a che punto siamo realmente e come vogliamo proseguire. Perché se c’è una cosa che adoro del post apocalittico è che, se scritto bene, ti insegna sempre una lezione fra le righe. Con un esercizio di fantasia ti porta in luoghi fittizi ed estremi proprio per cercare di rianimare il tuo neurone morente del settimo senso. Non quello che ti fa diventare un “Cavaliere d’Oro” (beati Cavalieri dello Zodiaco), quello che ti dovrebbe ricordare ogni giorno chi sei e per cosa vale davvero la pena alzarsi dal letto.
E il libro di Ling Ma fa tutto questo, è un bel boost di fantasia e pensieri. E io, ancora una volta, sono riuscito a non fare l’infame spoilerando un libro bellissimo. Top. Leggetevelo.
Davvero.