Sono Marco, sono curioso per natura, mi piace la comunicazione in tutte le sue forme (comprese quelle che finiscono in codici astrusi!), adoro suonare e adoro correre! Ma andiamo con ordine.
Dopo aver accantonato, nel tempo, alcuni sogni come: diventare il nuovo Indiana Jones, costruire una navicella spaziale per esplorare un buco nero, vincere una medaglia alle Olimpiadi negli 800m e fare un tour mondiale con una band, fatto il liceo e finita l’università, ho iniziato a guardarmi attorno nel complicato mondo della comunicazione.
Lo ricordo benissimo, come fosse solo ieri: quell’aula di Ivrea di Scienze della Comunicazione in cui, tutti giovani matricole, ricevemmo da uno dei prof dell’epoca il primo, grande postulato della nostra futura vita lavorativa: “Se siete qui perché aspirate a diventare giornalisti, meglio che iniziate a levarvelo dalla testa!”
Per l’appunto.
Ma in qualche modo anche da lì ho avuto modo di passare e anzi, tutta quella semiotica unita ad una certa disposizione al pensiero laterale hanno avuto i suoi perché negli anni a venire. Ho sbattuto il mio grosso naso contro il marketing, per capire che alla fine proprio non faceva troppo per me; l’ho poi sbattuto contro il mondo del giornalismo, per capire che tutto sommato quel prof non aveva troppi torti e che l’era della deontologia alla Kapu?ci?ski era morta e superata da un pezzo.
È stata però la curiosità, in qualche modo, a salvarmi. Quella che mi fece iniziare a prendere confidenza con il mondo di internet quando “Internet” come lo conosciamo oggi ancora non esisteva. Quella che mi faceva attendere l’ora al giorno di connessione a 56k (col tipico rumore da modem in connessione) con impazienza, per poter navigare e, a fatica, raccogliere le prime informazioni condivise. Quella che mi fece realizzare i primissimi siti internet quando ancora l’idea di “sito internet” in Italia era più vista come un inutile surplus che come un mezzo di comunicazione.
Flashback: terza elementare, volevo fortissimo il Nintendo. Quello grigio, prima edizione, con le cartucce. Quello che avevano tutti i miei compagni di classe. I miei mi regalarono un Commodore 64. Un amico di famiglia disse loro “con quello almeno per giocare deve imparare a scrivere dei comandi e comunque può anche scriverci dei piccoli programmini in BASIC”. Da allora ho sempre pensato che il mondo si dividesse fra quelli che avevano una consolle e quelli che avevano il Commodore.
È da lì che sono diventato il classico smanettone che tira le testate al muro finché non capisce come arrivare alla soluzione del problema. E forse è proprio da lì che è iniziata la passione che mi ha poi portato ad usare il codice per creare qualcosa di più che un sito internet con tantissimi effetti tipo scritta infuocata (il medioevo dei primi 2000!).
Ed eccomi quindi ad oggi, dopo un bel po’ di gavetta in studi, realtà grosse e piccoli studi, a cercare di far tesoro di tutte quelle che sono state le mie esperienze e a guardare avanti verso nuove cose da imparare e orizzonti su cui riversare la mia voglia di vedere dove andremo a finire!