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8 Maggio 2006
Sui Cessi

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Sui Cessi

Come promesso nel commento all’ultimo resoconto delle mirabolanti avventure torinesi di Marsu, credo sia giunto il momento di esporre la teoria che ho personalmente delineato nei momenti di delirio accompagnati da quell’incontenibile voglia di raggiungere al più presto il luogo del sollievo finale, la fine di tutti i mali, la redenzione dal bruciore attanagliante: il cesso.

I cessi ci circondano, sono una parte fondamentale della nostra vita di tutti i giorni e, sopratutto, i cessi ci parlano! Il loro grande mistero è sempre lo stesso: come fanno a trovarsi sempre “in fondo a destra”? Probabilmente vi è una qualche oscura ragione architettonico-esoterica… eppure quasi sempre i cessi non ci si presentano in una veste confortevole ed il così agognato momento di liberazione diventa una sfida alle malattie, un inno alla sopravvivenza, un rapido intercalare di angoscia e desiderio di qualsiasi profumo diverso.

Ovviamente la disquisizione è sui cessi pubblici, quei maledetti luoghi dimenticati da Dio in cui gli uomini non si curano minimamente di chiudere le porte nel loro espellere, in cui frotte di donne entrano in reggimenti nel medesimo spazio angusto, rinnovando il sacro mistero sotteso dalla domanda “Perchè le donne vanno sempre in 200 al cesso contemporaneamente?”. Il cesso di un locale diventa solitamente il luogo serale in cui si raccolgono le idee si espelle parte dell’alcool ingerito e si riprende contatto con la realtà ricordandosi che se si fanno determinati ragionamenti in un luogo che puzza all’80% di piscio…beh non si è del tutto normali.

I cessi, dicevamo, parlano… ti raccontano molte cose del posto nel quale sono situati e, nel caso dei cessi di casa, raccontano molto sulla vita dei rispettivi proprietari. Come non citare allora i famosi cessi del “Delle Alpi”, un vero e proprio inno alle malattie infettive con bucolici ricordi di me bambino che piuttosto che andarci me la tenevo fino alla morte oppure ancora quel famoso cesso di un amico la cui tavoletta era letteralmente spaccata da non si sa bene cosa me sopratutto non si sa bene perchè…e poi cessi con gli specchi, le turche insomma ce n’è per tutti i gusti. Tutto questo per dire che volente o nolente il cesso ci osserva, ci attende pazientemente e sa che alla fine gli faremo visita… sa che lo disprezziamo ma sa che non possiam fare a meno di lui mentre spontaneo sorge l’amletico dubbio: un albero od un cespuglio fanno cesso?

Bukowski credo sarebbe stato contento sapendo che in questo stupido post ho parlato di cessi!

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