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15 Ottobre 2009
Punto Zero

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Punto Zero

Punto Zero, ci sono moltissime possibilità con cui intendere questo modo di dire o notazione che dir si voglia. Già perchè a seconda del contesto potrebbe cambiare la sua forma, il suo valore e sopratutto il suo significato direttamente percepito. Punto Zero quindi come allineamento minimo di tutti i valori o parametri che governano un sistema o situazione, livellamento generale che però non lascia da parte ciò che ha portato il quadro alla nuova dimensione.

Capita quindi che nel corso dell’anno ci si fermi un attimo, sedendosi su un’immaginaria panchina lungo il tracciato che si sta percorrendo, e si decida di volgere lo sguardo a ciò che è stato e a ciò che si è, senza troppe pretese sul futuro e senza troppi melodrammi di sorta a riguardo. E’ un esercizio che non pianifichi, semplicemente arriva e ti investe, semplicemente è una necessità che si palesa e senti di dover adempiere.

Un anno fa ad oggi e quante cose sono cambiate, un anno fa ad oggi e quante cose ho capito, finalmente, senza arrivarci a mezzo di arzigogolate teorie esistenziali che molto spesso si son rivelate la soluzione più seducente e comoda, no. Realizzazioni empiriche, vita vissuta che a volte ha il sapore di sabbia e altre volte di nuvole. Ci sono sostanziali differenze macroscopiche nelle visioni che ti consegna il passare un anno come quello che è passato, perchè smetti di prefigurarti situazioni in una sorta di simulatore virtuale interno delle tue esperienze di vita, smetti di pensare a cosa “credi” sia giusto e sbagliato per te, di pensare a cosa “potresti” volere o non volere, semplicemente smetti di pensare di vivere e incominci a vivere pensando.

Per chi pensa che tutto questo sia rose e fiori la risposta è “no non è rosa e fiori”, perchè avere il coraggio di non raccontarsi più cazzate, di non farlo a se stessi, avere il coraggio di lasciarsi andare ed ascoltare fino a fondo l’istinto, il cuore e non ciò che ti dice la mente… è qualcosa che spaventa, spaventa me, può far del male a chi hai attorno, quel male che forse ci sarebbe comunque, anche se veicolato dall’istinto a “cercar di fare la cosa giusta” che poi si ritraduce nel mettere se stessi al secondo posto e fare comunque profonde ferite a sè e agli altri. Prendo la mia vita un anno fa ad oggi, mettevo assieme fattori matematici applicando leggi algebriche all’amore, al lavoro, a ciò che mi circondava. Come un meticoloso scienziato cercavo di combinare i fattori per ottenere un risultato, come tutti gli scienziati mi convincevo a forza che era la strada giusta, mentre dentro di me sentivo ogni volta battere la radicata convinzione che invece non era così, che così non poteva andare.
La forte rottura con il lavoro, il trasferimento forzato a Milano, lo sgretolarsi di un qualcosa che stavo iniziando a considerare stabile. Quello è stato l’inizio. Perchè i conti hanno incominciato a non tornare più, la voce dentro di me mi urlava ogni giorno che 2 + 2 non fa mai 4 nella vita, me lo urlava per svegliarmi, me lo urlava per evitare che io mi prendessi in giro e nel farlo mettessi di mezzo altre persone. Le piccole avvisaglie che erano spuntate nei mesi prima di Natale diventarono così inevitabili certezze, non potevo continuare certe situazioni perchè all’improvviso mi rendevo conto essere costruite su un prototipo costrittivo di me che non era reale, che non era niente. Ho capito quanto faccia male dover fare del male e non aver altra scelta, ho capito che io non sono affatto una persona migliore, come sotto sotto modestamente io forse un pò mi sentivo, con una sorta di strafottente aria “super partes”. Sono iniziati i lunghi viaggi in treno verso Milano e ritorno, è iniziato il lungo addio a tutte le cose che costituivano la mia vita di routine, che è andata progressivamente ad annularsi nella sveglia alle 6, treno, Milano, treno e ritorno alle 20 con in testa l’unica voglia di spegnere tutto e chiudere gli occhi. Ho chiuso gli occhi, infatti e così ho iniziato a vedere cose nuove.

Sono stati i mesi in cui dal nulla ho iniziato a ricevere delle cose, molte cose, sopratutto grazie ad una persona che è sempre stata importante da quando la conosco; sono stati i mesi in cui ho smesso di pensare a cosa voleva la gente, perchè nel riflesso dei vetri della metro di Milano vedevo solo il mio volto e capivo di esser io il punto da cui partire per tutto quanto. Ho smesso il cinismo senza decidere di farlo, così come ho indossato mille altri stati d’animo perchè così sentivo che era giusto fare, mi sono fatto guidare dall’istinto, perchè la testa di cazzo che so di ritrovarmi mi avrebbe condotto per altre strade. Certo i pensieri c’erano, ci sono e ci saranno sempre, perchè io sono così… ma come già detto sono sempre stati pensieri al servizio del momento che io ho scelto e tutt’ora scelgo di vivere.
Mi sono tolto tutto quanto, fisicamente ed emotivamente, mi sono svuotato senza decidere di farlo e così ho iniziato a vivere e a capire cosa di cosa volessi riempirmi veramente. Come in quegli scaffali che compri per un utilizzo e poi scopri che altri iniziano ad occupare con così tante cose che levano la vista alle tue, che quando cerchi qualcosa non trovi… no. Ho inziato ad ascoltarmi e ho iniziato a capire.
A capire cosa voglio dalle persone amiche e da ciò che mi circonda
A capire cosa voglio veramente da un rapporto
A capire cosa voglio per me e per il mio lavoro
A capire che determinate cose sono nel mio DNA e saranno sempre con me, nessuno potrà mai togliermele
A capire che ho delle forze emotive, nervose, fisiche, che mai avrei pensato di avere
A capire che non ho problemi ad attendere, perchè il problema è sapere cosa attendi e io lo so
A smetterla di pensare troppo alla cosa giusta da fare e iniziare primaditutto a farla, per me
A comprendere che riesco a stupirmi di me stesso e anche se a volte fa paura è una delle cose più rassicuranti che esistano
A non aver paura di lasciarmi andare con chi l’istinto mi suggerisce
A non pensare e a vivere

Ho parlato di punto zero su una panchina, a Torino, all’inizio del mese. L’ho fatto con una persona molto importante ed è da allora che mi ronzava in testa questa piccola analisi, questo piccolo punto della situazione personale. Perchè di colpo mi sono scoperto “più grande”. Non in senso anagrafico o in senso cognitivo… niente di tutto ciò. Per la prima volta è passato un anno e mi sono detto “Cazzo Marco, sei cambiato, quante cose ti sono capitate e sei qui e non sei completamente la stessa persona di un anno fa” e ho sorriso. Si cazzo ho sorriso perchè questa per me è una cosa bellissima… ho mille punti interrogativi attorno, situazioni su tutti gli ambiti che non so come andranno a finire, incertezze che forse un tempo mi avrebbero dilaniato e invece ora io sto bene, ora io so che tutto ciò che posso fare per la mia vita lo sto facendo e questo mi rende consapevole e mi fa dire che un passo in avanti l’ho fatto.
Certo non sono il ritratto della felicità, certo non riesco a rispondere “bene” alla domanda “come va?” che puntualmente ti viene fatta… ma è proprio per questo che qualcosa è cambiato.

Il punto zero equivale all’inizio, alla partenza o alla prima pagina di un racconto che comunque è già gravato da pagine precedenti di cui senti la consistenza ogni volta che ti appresti a continuare a scrivere ma è proprio per questo che vuoi continuare a farlo, per smettere di pensare di scrivere e per iniziare realmente a farlo, di getto, senza pensieri, come ho appena fatto… smettendo di pensare a “cosa voglio” e iniziando semplicemente a sentirlo.
E io lo sento
lo so.

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