Cosa sono i fatti? Cosa sono e come si delimitano i confini che li separano in maniera concisa ed inderogabile dai pensieri, dalle idee, dalle nostre aspettative? C’è un manuale d’istruzioni? Un comodo pieghevole tre ante che funga da perfetto Bignami, in classico stile contemporaneo, per scoprire “come si fa”? No non credo, credo che in mezzo a fiumi di parole sia poi sempre importante saper dividere e discernere bene quelle che sono le migliori intenzioni, che per principio di autocombustione si innescano violentemente, e la realtà nuda e cruda dei fatti, della terra, del sudore e degli odori, ora acri, ora leggeri ma tangibili.
Il fatto che ti sorrida non vuol dire necessariamente che ti sto apprezzando veramente. Ti sto facendo una cortesia forse, sì, forse sto solo partecipando alla piece teatrale che include un movimento muscolare di convenienza per istituzionalizzare una tua frase con le pretese di esser simpatica. O forse sono davvero contento di quel che mi stai dando.
Il fatto che una persona ti manca non vuol dire che sei disposto a tutto. Già perchè quando arrivi ad un livello tale significa che c’è già, e profondo, e radicato, uno squilibrio nelle parti. Uno squilibrio nel patto di fiducia reciproca di amicizia di amore, di qualunque cosa. Non è una colpa, è istinto di autoconservazione.
Il fatto che ci si trovi ad osservare le cose da angolazioni diverse o cercando di scoprire la storia che c’è “dietro” le immagini, non vuol dire che io sia un segaiolo che pensa solo a fare delle pippe mentali un’arte. Forse quella che si addita come “paranoia” è mancanza di profondità di concetti, dove vestire i larghi e comodi vestiti della superficialità è oramai diventata una pratica molto in voga.
Il fatto che sia interessato ai “perchè?” non vuol dire esser dei ficcanaso, al massimo persone interessate di ciò che sta loro attorno. Il rifiuto del paraocchi e degli occhiali che ti vengono obbligatoriamente fatti inforcare da un anchorman in tv, da una pubblicità, da un telefilm. Tutti quelli, occhiali, belli da collezionare e mixare, confrontare e poi farsi un’idea dei colori.
Il fatto che tu sia innamorato di una persona non significa necessariamente che tu debba farti uccidere da quella persona. Perchè troppe persone vanno in giro a pontificare sull’amore, su tutti i tipi di amore… ma forse si dimenticano che a parlarne troppo si smette di buttarsi nella mischia e di viverlo. Vivere i colori, anche qui, gli odori… a volte pungenti, altre volte ipnotizzanti. Non dimenticarti chi sei, finiresti per non amare più te stesso.
Il fatto che tu ti ponga delle domande su qualcosa non vuol dire che una cosa tu, quella cosa, non la voglia o la consideri “in discussione”. Perchè anche qui interrogarsi è sinonimo di curiosità, altare di ogni convinzione che per rimanere tale deve esser vagliata nel tempo, quando se ne sente la necessità.
Il fatto che dica “tutto ok” alla tua domanda “come stai?” non vuol dire che la mia vita sia prettamente un gioiello, o che ignori determinate cose che mi sono capitate e continuano a capitarmi. Vuol solo sottendere un modo diverso di approcciare le cose, un modo che consenta di rifiatare e provare a smuoverle senza incaponircisi contro. Se ti svegli la mattina e prendi una pastiglia e ne potresti davvero fare a meno, allora non è “tutto ok” a prescindere, almeno io la vedo così.
Il fatto che tu odi le medicine non vuol dire che non sia disposto a prenderle quando, con la merda al culo, ti ritrovi a doverle pensare come unica alternativa all’eventualmente star peggio; nè questo vuol dire che tu ti senta dipendente da esse.
Il fatto che tu sia così internamente fedele a chi magari ti ha anche trattato a pesci in faccia, a chi, senza dirti nulla o prometterti nulla o che, ti è entrato talmente dentro da farti venire gli scrupoli verso di esso, non vuol assolutamente dire che tu ami le dipendenze o i rapporti di dipendenza.
Il fatto di saper apprezzare la solitudine non vuol dire che tu abbia voglia di averla come amante perenne o che ti ritrovi nel way of life di chi la erge a finto scudo e baluardo per coprire il peggior genere di comportamenti che si potrebbero avere. La solitudine la ami, la odi, di sicuro non la usi come capro espiatorio.
Il fatto di avere un’altissima soglia di resistenza del dolore, di poter correre per kilometri e kilometri solo convincendoti che “puoi farlo”, beh non vuol necessariamente dire che questo debba diventare lo standard di riferimento: il cercar, ogni volta, di spostare un pò più in là in fantomatico segnaposto del record precedente. Questa cosa non autorizza nessuno a consentire che venga sfruttata.
Il fatto che reputi la tua musica una merda non vuol dire che ti reputi altrettanto un cattivo musicista e questo nelle foto, nei libri e in tutto quanto. Niente di personale ma ci sono vari livelli che coinvolgono una persona e noi solitamente siamo molto abili, come esseri umani, ad erigere a baluardo di giudizio proprio i criteri meno rilevanti, o quantomeno quelli in alcuni casi deprecabili.
Il fatto che voglia evitare certi gruppi di persone non significa che io reputi idioti e non meritevoli della mia attenzione le persone che il gruppo lo compongono. Perchè a volte sono le situazioni nella loro globalità a determinare criticità che annullano le specificità dei singoli.
Il fatto che ti osservi e faccia molte fotografie non vuol assolutamente dire che questa posizione mi piaccia sempre, al 100% del mio tempo; così come non vuol dire che effettivamente tutte le immagini che scatto io le custodirò, perchè in molti casi si custodiscono immagini che non scatti, ma che vivi.
Il fatto che io sia silenzioso non vuol dire che non abbia nulla da dire.
Semplicemente forse dovresti fare tu il primo passo.