E’ ufficiale: io odio agosto. Credo di aver odiato questo agosto-2007 prima ancora che arrivasse, pochi giorni dopo la fine del lavoro all’estate ragazzi, in quei due-tre scampoli di un luglio che nel bene e nel male si era configurato pieno di materiale occupa-pensieri. Agosto, una parentesi scomoda fra i miei vorrei e la possibilità concreta che questi possano avere una loro attuabilità. Ci si trova così a riabbracciare l’antica pratica delle congetture, mettendomi al solito nella mia porzione di mondo ad osservare, incamerare e cercare di comprendere e capire, capire tutto. Alcune sere fa mi è capitato di vedere “Le conseguenze dell’amore”, se non l’avete fatto fatelo, ve lo consiglio, sarà tutto fuorchè ciò che potreste aspettarvi dal titolo. In questo film ho avuto uno di quei momenti che Tarantino, per rubare la battuta al suo Jules di Pulp Fiction, ha definito “quelli che gli alcoolisti chiamano momenti di lucidità”. Il personaggio Titta Digirolamo, protagonista, ad un certo momento viene interrogato suo malgrado da un avventore del bar in cui solitamente si reca… ed avviene un dialogo di questo tipo. “Scusi ma lei che lavoro fa?” “Mi occupo di alta finanza…” “Ah…e per quale compagnia se posso chiedere?” “Per… la Mulinex” “Ma… perdoni, le mi sta raccontando una menzogna, la Mulinex si occupa di casalinghi” “Ma la verità, amico mio, è noiosa… la gente preferisce le menzogne”. La gente preferisce le menzogne… non so perchè ma ho trovato in questo la chiave di molte cose, almeno per quelle che mi riguardano… forse è veramente così… forse è per questo particolarissimo motivo che giocoforza incontri persone, vieni apprezzato per il tuo essere sincero, spontaneo e reale (fermo restando che tutti, più o meno di maschere ne indossiamo)… solo che passato il momento della “scoperta” e della “sorpresa”… inizi ad incutere timore o semplicemente ad essere uno scomodo sassolino nella scarpa. Già perchè a volte nella mia visione pessimista mi viene da pensare che il mondo intero sia calibrato su onde-medie di vita che hanno appunto, nel loro essere medie e per niente “originali”, la loro anima. Uscite che si riconducono al trovarsi nei soliti posti a fare quelle quattro superficiali chiacchiere in cui il sapore che ti rimane in mano è quello di chi ti ha portato al ristorante per farti mangiare tanta mollica di pane. Forse l’assuefazione al parlare delle cazzate e del far discorsi per luoghi comuni sta diventando una pratica sociale generalizzata proprio perchè riesce a dare la melliflua illusione di una sicurezza. Forse davvero il vivere uno standard che nel bene e nel male si cela nel vivere ripetitivamente le usuali situazioni, come si fosse in catena di montaggio, diventa l’eco di uno di quegli universali culturali che hanno il potere di farti sentir parte di “qualcosa”. In ogni modo io credo che non sia così scontata come cosa… non voglio assolutamente credere che la gente, per quanto nei miei confronti si comporti in maniera diversa, sia sostanzialmente vuota. Lo vedo bene dagli occhi e dai momenti in cui riesci a stimolare quella parte “vera”, che il desiderio di uscire allo scoperto c’è… il mio grosso rammarico è che dopo questo… preferiscono rifugiarsi nel proprio guscio come una testuggine… andando a perdersi… ancora una volta, nei vari “sei una bella persona”. L’uso ed abuso dei termini importanti, spogliati del loro reale valore, è un’altra pratica della nostra società che non riesco a spiegarmi. Ma si sa… forse davvero la gente preferisce la menzogna.