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10 Marzo 2009
A Piccole Porzioni

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A Piccole Porzioni

Vita vissuta a piccole porzioni, fluttuando, come tastando la consistenza di un velo che ti separa dalla dimensione in cui tutto quanto assume la reale velocità e determinatezza del suo essere. I gesti che credi quindi meccanici, la mattina, diventano la diretta emanazione di uno status inconscio in cui, a mò di pilota automatico, ti ritrovi a percorrere un percorso che giocoforza necessita della sospensione della ragione.
Potrei peccare di schizofrenia nel rendermi conto che tutto viene osservato dai miei occhi con un punto di vista così esterno e distaccato che molte volte vede la mia stessa entità fisica, operante nel mondo, come un qualcosa di lontano e a sé stante.
Apri gli occhi
Ti trovi al volante della Fiesta, guidi verso Chivasso ascoltando qualcosa, non sai cosa, forse il CD che l’altro giorno hai messo e non hai più voglia di cambiare, ti lasci trasportare dalla musica, il rumore delle gomme “alla buona” della macchina si mischia con le note producendo un sottile tappeto sonoro che…
Apri gli occhi
Sei in stazione, osservi la situazione in sala d’aspetto, pensi:”aspetto qui il treno, fa freddo fuori”. Cambi idea repentinamente, al solo avvertire la troppa folla che ti circonda, ti senti soffocare, scegli l’iPod, ti arriva il messaggio “prima carrozza”, ieri era la seconda, oggi la prima, ti disponi sulla banchina. Annuncio. “Il treno per…”
Apri gli occhi
metro, ricorsa fra la folla, la folla ti rincorre e ti trasporta, punti dritto all’obiettivo: evitare la gente, evitare di perder tempo, risali, passi, Duomo, passi, ufficio ascensore.

Un continuo aprire e chiudere gli occhi, con compartimenti stagni che nel mezzo lasciano spazio ad una sorta di dilatata percezione delle situazioni, tu pensi, agisci e rifletti, mentre tutto si muove su altri piani.
Ti comporti come un’otturatore di una macchina fotografica, ti apri e ti chiudi velocemente, a cercare di raccogliere il più luce possibile visto l’ambiente con scarsa visibilità, pompi oltremodo gli ISO ma così facendo è impossibile evitare il rumore, le imperfezioni. E le imperfezioni si accumulano, scatto dopo scatto, non c’è postproduzione che tenga in questo caso. E attorno vedi il riflesso di te in tutto quello che scorre inevitabile, mentre come sempre sai che darai fondo ad ogni energia, come sempre sai che raggiungerai il limite, perché è sempre sul limite che sei riuscito a sentire il vero sapore del sentirti in qualche modo vivo.
Attorno le cose cambiano, si muovono, e per una volta ti ritrovi lì, immobile, a constatare come non ti importi assolutamente nulla che questo stia capitando, perché hai raggiunto uno stato in cui tristezza o felicità, serenità o frustrazione, si mischiano per dare origine ad un pastone insapore, vagamente insipido.
Allora continui la tua vita a piccole porzioni, ben sapendo che alla fine è il tuo unico modo per fronteggiare tutto; fai quadrato su te stesso e il tuo cervello sceglie i momenti in cui spegnersi per andare in automatico, per preservarti un po’ da tutto, mentre infondo c’è quella parte di te che vuoi proteggere a tutti i costi. Quella parte che sa bene chi sei, cosa vuoi, dove vuoi andare.
Quella sì, una piccola grande porzione.

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