Per lavoro io prendo il treno.
Non nel senso che faccio quello di lavoro, il “prenditore di treni”, nel senso che io la mattina mi sveglio, percorro i cinquecento metri che separano casa mia dalla stazione rischiando di fare a spallate ogni volta con qualche macchina e arrivo alla banchina della stazione di Volpiano.
Da quella banchina faccio il pendolare, anche in questo caso non è il mio lavoro fare il pendolare. Insomma attendo questo treno chiamato “Canavesana” che si prodiga nel portarmi verso Torino, appunto, dove lavoro.
Ma non volevo parlare del lavoro, che dicono che nobiliti l’uomo, in realtà a me porta solo lo stipendio a fine mese. Non volevo manco parlare della Canavesana, che però c’entra lo stesso. Volevo parlare della gente a dicembre. Che sostanzialmente credo sia la stessa degli altri mesi, forse sono io che a dicembre metto un altro paio di occhiali o forse sulla banchina della stazione di Volpiano, mentre aspetti il treno, pur di non pensare al freddo che ti taglia i maroni e ai due-tre frontali evitati con l’agilità di uno stuntman mentre mandavi un sms, ti diverti a guardare la gente.
Ah io mi diverto un tot ad osservare la gente. Scopri sempre delle cose fantastiche.
Tipo: se presti sufficiente attenzione, alla mattina, puoi scoprire da gruppi di donne di mezza età, includenti nel gruppo aspiranti ragazze-donne-di-mezza-età, un casino di cose su come si debba gestire una casa/marito/convivente/fidanzato. Si raccontano tutte queste robe fantastiche alle 8.10 mentre nella tua testa si recita un mantra “io non sono qui sono nel letto al caldo io non sono qui sono…” e poi per forza ti chiedi come caspita facciano ad esser così super. Scopri che alla fine anche l’universo femminile, in un certo qual modo, fa queste competizioni di celolunghismo. Ma tipo “ho troppo lucidato alla grande il pavimento ieri, lascia perdere” o “ah io l’uomo me lo rigiro come voglio, mica come te”.
Gli uomini invece solitamente la mattina non sono prodighi di consigli così interessanti, per lo più, come me, sono ancora in catalessi. Quindi se si vogliono avere dei consigli bisogna aspettare tipo il treno della sera, quello delle 18.26 dalla banchina di Torino Porta Susa, quella del binario sei dove tutti si dispongono al di là della linea gialla tipo come se fosse la partenza della maratona di New York. Giuro che ho notato addirittura gente che faceva stretching prima di prendere il treno. Io stesso faccio stretching mentre lo aspetto.
E’ il momento topico del “devo assolutamente fregare la signora col giubbotto e il carrellino, sennò quella mi occupa il posto”. Lo leggi negli occhi di tutti quanti. Io solitamente in quei momenti mi leggo un libro, non mi accorgo che il treno sta arrivando ed entro per ultimo, quando i giochi sono tutti fatti, le posizioni di potere e privilegio conquistate, i gruppi di discussione già creati e avviati. In questo senso ti basta dare un’ascoltata e capire da che aria tira per scegliere il gruppo dall’argomento più interessante.
Io però finisco sempre per andarmi a leggere il libro appoggiato alla porta del cesso. A volte riesco anche a sedermi mentre certi gruppi di apprendimento rapido di cose di vita del 2010 ti guardano un pò di sbieco, aspettandosi che tu all’improvviso forse ti metta ad urlare “HO UNA BOMBA!”
Vabbeh ma perchè sto scrivendo di queste cose? Io volevo scrivere tutta una roba articolata sulla gente e poi mi sono perso, uff, non ce la posso fare.
Il fatto è che trovo che in certe situazioni si tiri fuori il peggio della civiltà occidentale. Cioè se ci pensiamo un attimo (dai pensiamoci tutti assieme) indifese vecchiette, amabili comari madri di famiglia, attempati signori anziani con l’aria distinta, diventano delle vere e proprie belve quando si tratta di prendere un posto a sedere, fare la coda, aspettare il proprio turno per qualsivoglia cosa. Venerdì scorso la GITTITTI’ di Torino ha avuto la brillante idea di regalare un’emozione a me e a tutti gli amici pendolari.
Insomma sto scherzo che ha fatto divertire un casino tutti è stato il prima non dire nulla sul ritardo del treno (sempre quello là, della sera), poi dirlo, quando era già in ritardo di un quarto d’ora, dandolo quaranta minuti in ritardo e poi sopprimendolo. Ma che il treno era stato soppresso mica ce l’han detto, eh no, tutti l’han capito quando è arrivato sto convoglio da due carrozze vetuste, invece delle nostre abituali cinque super tech con tanto di webcam per poter mandare i video su facebook e taggare i tuoi amici pendolari.
Allora a me piacerebbe la matematica fosse un’opinione, fatto sta che cento e fischia cristiani che solitamente stanno in piedi in un convoglio di cinque cosi non è che se gliene metti due ci stanno. Forse i GITTITTI’ volevano battere il guinness dei primati tipo le diciannove ragazze che si sono fatte stare in una smart (l’ho letto su “La Stampa”, giuro).
Quindi ritornando al filo del discorso, quello che vi ho lasciato penzolare qualche periodo fa, si è assistita alla sconvolgente mutazione di tutta la flora e la fauna intestinale di Porta Susa Binario Sei. Vecchie indifese che di indifeso avevano solo il braccio con cui si facevano scudo mentre menavano con l’altro, signori distinti che han lasciato a casa la “di” e han tenuto il resto della parola.
Insomma io che sono moccolone sono rimasto sulla banchina a guardare la gente che faceva la guerra, facendo diventare la lotta per il treno una questione di lotta sociale “IO HO LAVORATO HO IL DIRITTO DI TORNARE!” chi una questione di genere “SONO UNA POVERA ANZIANA, HO IL DIRITTO DI SALIRE”, chi una questione politico-umanitaria “DEVO PORTARE A CASA AL MIO BIMBO ASSOLUTAMENTE QUESTO GIOCATTOLO APPENA COMPRATO SENNO’ MI UCCIDE IL GATTO CHE STA TENENDO IN OSTAGGIO”.
Gli omini GITTITTI’ nel mentre si scassavano di brutto a guardare certe scene, io chiudevo il mio 1984 e mentre vagavo da un capo all’altro del treno mi son detto che ero troppo pacifista per entrare in guerra con le massaie, i signori distinti, le comari, i tamarri quindicenni.
Però ecco trovo che a dicembre si imparino molte cose sul treno, forse si imparano anche gli altri giorni se non ti metti le cuffie nelle orecchie per ascoltare la musica.
Però ecco a volte capisco perchè mi viene il mal di pancia.